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A Busalla lo Spazio diventa la nuova frontiera per l’Umanità

Domenica 2 luglio nella suggestiva Villa Borzino a Busalla, si è conclusa l’edizione 2023 del Festival dello Spazio, un’occasione rara per condividere e divulgate esiti, progetti e “visioni” di una fra le più affascinanti avventure della ricerca scientifica, quella dell’esplorazione spaziale.

Già partner tecnico nel 2022, quest’anno il team di AerCast ha gestito non soltanto l’area POD, dove ha realizzato interviste e scatti fotografici agli ospiti intervenuti, ma anche la diretta streaming delle quattro giornate di incontri.

In questi giorni, il team di AerCast sta operando un lavoro di post produzione di tutto il materiale video che ha girato durante la kermesse festivaliera per consentire il libero accesso e la pubblicazione delle registrazioni di ogni singolo intervento, così come delle interviste.

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Il Festival dello Spazio visto “da dentro”…

La settima edizione del Festival dello Spazio, che si è svolta a Busalla dal 29 giugno al 2 luglio, ha avuto come tema “Abitare lo Spazio”, prendendo spunto dall’impegno dell’Amministrazione Americana e della NASA con il “ritorno alla Luna per restare”, cui molti Paesi, incluso l’Italia, hanno aderito.

Questa nuova e ardita sfida pone diversi interrogativi e trasforma radicalmente lo sguardo che l’Uomo ha da sempre spinto oltre la Terra. Lo Spazio e i pianeti che lo occupano, non sono più visti soltanto come suggestione o motore di immaginazione, ma anche come luoghi da abitare, se non addirittura da sfruttare. In margine alle giornate busallesi, abbiamo chiesto alcune impressioni su queste e altre questioni a Massimo Morasso, l’umanista degli organizzatori.

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Massimo Morasso è un intellettuale atipico, che ha speso gran parte della sua vita fra letteratura (è saggista, traduttore e poeta) e comunicazione della scienza (ha diretto due “science center” e lavora da oltre vent’anni al Festival della Scienza di Genova). Membro del Consiglio Scientifico del Festival dello Spazio di Busalla, è l’ideatore di Spacebook, la prima iniziativa in Italia interamente dedicata all’editoria spaziale.

Il programma del Festival dello Spazio è di solito improntato alla multidisciplinarietà. Qual è la visione alla base di questa scelta?

In un Festival, che propone delle esperienze sintetiche di conoscenza, la multidisciplinarietà è d’obbligo. Significa avvicinare la “materia” della quale si parla – in questo caso, lo Spazio – offrendo al pubblico delle prospettive diverse di approccio. Guai a un Festival dello Spazio che si limitasse a discutere e approfondire l’avventura dell’uomo nel cosmo unicamente da una prospettiva tecnologico-ingegneristica! L’immaginazione, anche quella degli ingegneri creativi, vive di confronti, intrecci e curiosità, che soltanto una prospettiva multifocale può riuscire a stimolare.

Questa settima edizione del Festival dello Spazio ha ospitato, come di consueto, tanti scienziati e addetti ai lavori, una su tutti Amalia Ercoli-Finzi. Ma sono intervenuti anche l’antropologo Marco Aime, la filosofa Natacha Fabbri, il critico d’arte Sandro Ricaldone e il teologo Giuseppe Tanzella-Nitti. Qual è, se c’è stato, il minimo comune denominatore a cui ascrivere questi interventi?

Il tema scientifico di quest’anno era “Abitare lo Spazio”. Quelli della abitabilità dello Spazio e dell’ormai prossimo insediamento umano sulla Luna – e, più avanti, su Marte – sono temi così affascinanti, e così pieni di risonanze, da sollecitare con naturalezza l’interrogazione sul senso del nostro affaccendarci extra-terrestre.

L’antropologia, l’arte, la filosofia e la teologia indagano e percorrono le zone più intriganti della nostra mente, e sono le migliori compagne di viaggio per tentare di far almeno un po’ di luce sul mistero cosmico che ci è dato in sorte di vivere. Abitare lo Spazio, per l’uomo, significa abitare uno spazio sempre e comunque umano, uno spazio “antropologico” per quanto tecnologico esso sia. Le discipline cosiddette umanistiche si muovono proprio entro tale spazio, delineandone via via i mutevoli confini.

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Sabato 1 luglio abbiamo assistito, presso la Chiesa Parrocchiale San Giorgio di Sarissola, a un emozionante spettacolo poetico-teatrale, Vergine Madre, di e con Lucilla Giagnoni. Cosa vi ha spinto a scegliere la Poesia?

Uno dei sottotitoli possibili di quest’edizione del Festival era “dalla Terra alla Luna e oltre”. In Dante, proprio quello della Luna è il cielo del Paradiso più vicino alla Terra. Lì, nel cielo della luna, il Poeta incontra i cosiddetti spiriti difettivi, fra i quali Piccarda Donati. Il commovente monologo della Giagnoni ci ha fatto incontrare Piccarda e il Cielo della Luna prima di portarci sulle vette paradisiache descritte nell’ultimo canto, il XXXIII, quello dov’è la preghiera Vergine Madre che dà il titolo allo spettacolo.

Per noi del Festival dello Spazio, inserire nel programma un evento legato alla poesia inarrivabile di Dante ha significato ricordare innanzitutto a noi stessi una cosa: il viaggio che stiamo progettando negli abissi celesti, con sempre maggior impegno e convinzione, è anche un viaggio dentro l’umanità dell’uomo, e verso il “quid” che fa essere l’Essere.

A conclusione di questa edizione 2023 del Festival, quali sono le tue impressioni/riflessioni?

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Sono molto soddisfatto di come sono andate le cose. Quest’anno l’organizzazione ha fatto un deciso salto di qualità, anche grazie all’apporto importante di Aercast, e alla migliore gestione dei canali social. I ritorni in termini di gradimento da parte del pubblico e degli ospiti sono molto incoraggianti.

Il nostro Festival si è ormai assestato fra quelli che contano in Italia, e fra i pochi in grado di stimolare conoscenza reciproca fra gli addetti ai lavori e la comunità civile.

Le politiche messe in atto a livello globale per tornare alla luna e restarci stanno dando un forte impulso alla ricerca e al mondo dell’impresa spaziale nel suo complesso, a livello pubblico e privato (si vedano i progetti di Elon Musk ma non solo), coinvolgendo istituzioni, centri di ricerca, grandi, medie e piccole aziende e startup dedicate. Siamo all’alba di un vero e proprio Rinascimento spaziale, e il nostro meeting di Busalla, nella sua informalità, può esserne uno dei più simpatici e tuttavia autorevoli portavoce.

Da poeta e scrittore, qual è il tuo immaginario intorno allo Spazio e alle eventuali possibilità di colonizzazione di altri pianeti?

L’avventura spaziale è un formidabile energizzante dell’immaginazione. Più avanziamo nella conoscenza anche pratica del cosmo, meno, in teoria, ci sembra di sapere. E il non-sapere stimola sempre nuova volontà di conoscenza. Circa il futuro del rapporto fra noi esseri umani e gli altri pianeti, confido nella nostra intelligenza, ma con più di una punta di preoccupazione. La speranza, è che nella nuova corsa allo Spazio non si reiterino i modelli geo-politicamente predatori che abbiamo imposto fra di noi sulla terra, e alla Terra – la quale, perlomeno per adesso, è la nostra sola casa comune…

volantini-festival-dello-spazio-2023 A Busalla lo Spazio diventa la nuova frontiera

Rivivi la Playlist del Festival dello Spazio 2023

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